La regata da sempre ha coinvolto cittadini e forestieri. Le prime testimonianze storiche risalgono alla metà del secolo XIII e sono legate alla Festa delle Marie, ma è probabile che, in una città come Venezia da sempre proiettata sul mare, la regata abbia avuto origini più antiche, dettate dalla necessità di addestrare gli equipaggi al remo. Molto più tarda è la prima immagine visiva: un gruppo di barchette con la scritta “regata” si vede nella Pianta di Venezia di Jacopo dé Barbari del 1500. Da allora la regata sarà uno dei temi prediletti dai vedutisti per rappresentare una Venezia festeggiante. L’etimologia della parola regata è incerta, ma è probabile derivi dal termine aurigare (gareggiare), usato e attestato nel secolo XVI come sinonimo di gara. Da Venezia il termine passò nelle principali lingue europee indicando sempre una competizione agonistica su barche.
Il corteo che precede le sfide della Regata Storica rievoca l’accoglienza riservata nel 1489 a Caterina Cornaro, sposa del Re di Cipro, che ha rinunciato al trono a favore di Venezia. È una sfilata decine e decine di imbarcazioni tipiche cinquecentesche, multicolori e con gondolieri in costume, che trasportano il doge, la dogaressa, Caterina Cornaro, tutte le più alte cariche della Magistratura veneziana, in una fedele ricostruzione del passato glorioso di una delle Repubbliche Marinare più potenti e influenti del Mediterraneo.
Bellissimo naviglio e ricchissimo per profusione d’intagli, di dorature, di velluti, che la Repubblica usava nelle solenni occasioni di pubbliche comparse, trovandosi di lui cenno anche ai tempi del Doge Pietro Tradonico. Sin dall’anno 1311 il Bucintoro era mosso a rimorchio, poi a forza di remi.
L’ultimo fu varato il 12 gennaio 1728. Era lungo 34.800 metri, largo 7,308 metri, alto 8,352 metri. L’altezza era divisa da una coperta, in due piani, di guisa che essendo maggiore la parte elevata di quella immersa, non si faceva uso del naviglio se non quando il mare e il cielo fossero stati tranquilli e sereni.
Aveva 42 remi mossi da 168 operai scelti dell’Arsenale. Barbaramente e scioccamente bruciate nel 1798 dagli occupanti francesi le parti dorate di questa storica nave, il Bucintoro fu armato con 4 grossi cannoni, cambiando il nome in quello di ‘IDRA’, per servire alla difesa della laguna e come prigione per le ciurme.
E’ incerto se ‘Bucintoro’ derivi da ‘Bucio’ o ‘Buzo’, particolare naviglio il quale una volta arricchito di sculture dorate può avere assunto il nome di ‘Bucio d’oro’ e da qui ‘Bucindoro’ e poi ‘Bucintoro’; altri lo fanno derivare dal latino ‘ducentorum’ o meglio da un naviglio adatto a duecento uomini, termine corrotto poi in ‘bucentorum’”.
Anticamente le regate si divisero in sfide tra barcaioli o gondolieri e regate grandi (queste ultime motivate da eccezionali celebrazioni cittadine religiose o laiche). Le spese per allestirle però gravarono sempre sui privati. Non di rado furono indette per liberalità di prìncipi stranieri. Nel 1797, caduta la Repubblica, le regate non cessarono. Proprio in quell’anno il governo democratico veneto indisse due competizioni. La regata moderna nacque nel 1841, da quando le spese furono di spettanza non più di privati ma del pubblico. In quell’anno il Municipio di Venezia chiese alle autorità austriache di indire annualmente una “corsa di barchette lungo il Canal Grande a cura del Comune per incoraggiare i gondolieri a mantenere in onore la decantata loro destrezza”. Con l’annessione di Venezia al Regno d’Italia (1866), contrariamente a quanto accadeva in precedenza, le regate ebbero come finalità la celebrazione del glorioso passato della Repubblica Veneta. Ma è solamente dal 1899, in occasione della III Biennale Internazionale d’Arte, che – su proposta del Sindaco di Venezia, conte Filippo Grimani – la regata assumerà il nome di “storica”.
I punti cruciali e le tappe fondamentali della regata sono:
– lo spagheto (il cordino) teso alla partenza davanti ai giardini di Sant’Elena;
– il paleto, un palo infisso nel mezzo del Canal Grande di fronte alla stazione ferroviaria di Santa Lucia, dove – così si afferma per tradizione – si determinano i vincitori;
– la machina, edificio galleggiante che poggia su una chiatta ancorata in volta de canal davanti a Cà Foscari, ricca d’intagli policromati e dorati, luogo deputato per il concludersi delle gare e per l’assegnazione dei premi consistenti in denaro e bandiere. Quest’ultime, le più ambite, sono quattro di altrettanti diversi colori: al primo è consegnata la rossa, al secondo la bianca (anticamente celeste), al terzo la verde, al quarto la blu (anticamente gialla su cui campeggiava un maialino, animale considerato poco veloce).
Fune tesa sull’acqua nella linea di partenza alla quale si attaccano i regatanti per formare l’allineamento.